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pentola al fuoco con pezzi di plastica al posto della zuppa

Plastic Soup

ZUPPA DI PLASTICA: LA MANGERESTI?

Per Plastic Soup si intende l’insieme di rifiuti di plastica e le microplastiche, secondo una definizione data dall’UNEP (il Programma per l’ambiente dell’Onu) e ci fa intuire in modo immediato come i polimeri sintetici entrino nella nostra catena alimentare.

Ogni mese il nostro corpo ingerisce circa 30 grammi di plastica in modo diverso:

  • il 65% da quello che beviamo
  • il 30% da ciò che mangiamo
  • il 5% da quello che respiriamo

Quali sono i danni che provoca questa quantità nel nostro dna? Ancora non lo sappiamo esattamente, ma sono facilmente intuibili.

Il Parlamento Europeo ha confermato il divieto d’uso della plastica usa e getta entro il 2021  ma problema non si può certo circoscrivere al monouso.

Viviamo in un mondo “Plastic addicted” senza renderci conto che siamo proprio noi i maggiori produttori/consumatori di microplastiche e nano plastiche attraverso insospettabili azioni di uso comune:

Ecco alcuni esempi:

  • la maggior parte delle particelle sarebbe nelle bottiglie di PET (utilizzato per il packaging delle bevande) – PET è il nome di una materia plastica, il Polietilentereftalato – della famiglia dei poliesteri composta da alcol etilenglicote (EG), acido teraftalico (TPA)
  • anche nell’acqua del rubinetto sono state trovate tracce di microplastica, pur se in minor parte (dovuta ai metodi di filtraggio, ai tubi che la trasportano e che possono essere rivestiti di polietilene e polipropilene)
  • molti polimeri plastici rimangono a contatto diretto con gli alimenti con il rischio di essere assorbiti da questi ultimi. Purtroppo Il packaging alimentare è in crescita, (costo della plastica basso, tipologia di imballaggio a vita breve, destinato a diventare subito scarto)
  • microperle contenute in alcuni tipi di dentifricio o nei prodotti cosmetici per scrub viso e corpo finiscono nelle acque di scarico per poi riversarsi nei fiumi, mari e finire quindi nel pesce e nei frutti di mare che mangiamo (la legge sul divieto di microplastiche entrerà in vigore solo dopo il 2022)
  • milioni di fibre microplastiche vengono disperse nei fiumi e nel mare dopo ogni lavaggio di indumenti sintetici come pile, microfibra, lycra, tessuti tecnici in poliestere, poliammide e tutti i capi in tessuto sintetico in genere
  • microframmenti dovuti all’usura di pneumatici vengono propagati nell’ambiente con la pioggia
  • microplastiche dovute alla degradazione della plastica di dimensioni maggiori si frammentano sotto l’azione di vento, sole e acqua e si disperdono nell’aria che respiriamo

Le particelle di plastica ormai si disperdono dappertutto: nell’aria, nei fiumi e nel mare.

Erroneamente siamo pensati a pensare che basta essere “virtuosi” facendo la raccolta differenziata, senza sapere che gran parte della plastica è difficilmente riciclabile, e, il suo uso crescente, rende l’operazione di smaltimento sempre più difficile da gestire.

Purtroppo la produzione della plastica costa poco ed il riciclo si stima attorno al 9% in Italia, mentre il resto va nell’inceneritore.

Fare quindi la raccolta differenziata non è sufficiente, è necessario cambiare drasticamente le nostre abitudini, ecco qualche consiglio per evitare di comprare plastica o per ridurne l’uso giornaliero:

  • In molti comuni sono presenti distributori di acqua pubblica dove è possibile attingere gratuitamente acqua refrigerata, naturale o frizzante (riutilizzare bottiglie di altri prodotti alimentari come per esempio le bottiglie di olio con tappo ermetico).
  • in alternativa bere acqua dal rubinetto quando si è in casa e attrezzarsi di borracce quando si è fuori
  • prediligere vetro e/o packaging biodegradabili
  • scegliere negozi con prodotti alla spina non solo per detersivi e saponi, ma anche cibi sfusi come pasta e cereali (purtroppo in Italia non ce ne sono molti)
  • acquistare carne, pesce nel banco macelleria o pescheria anziché in vaschetta come per i formaggi e gli affettati (prediligere il banco gastronomia, consumando quindi alimenti freschi e non conservati).
  • scegliere packaging con confezione a ricarica (che sono composti da una percentuale inferiore di plastica rispetto alla confezione normale)
  • comprare capi di abbigliamento in tessuti con fibre naturali
  • utilizzare i nuovi sacchi per bucato che permettono di catturare le microfibre rilasciare dai capi sintetici durante il lavaggio in lavatrice
  • scegliere pannolini e assorbenti biodegradabili e compostabili
  • utilizzare spugne biodegradabili
  • comprare spazzolini da denti in bamboo (le setole sono ancora in plastica ma l’impugnatura in bamboo può essere smaltita nel riciclaggio umido/organico)
  • utilizzare barattoli di vetro (magari riciclati) o contenitori di vetro con tappi ermetici in bamboo per la conservazione del cibo in frigo
  • riporre gli abiti con il cambio stagione usando sacchetti in cotone organico
  • comprare verdure fresche anziché quelle surgelate
  • comprare gomme da masticare in gomma arabica anziché in polimeri sintetici
  • preferire l’acquisto della saponetta con pack in carta anziché il sapone liquido in flaconi di plastica
  • acquistare scarpe e borse fatte con materiali ecosostenibili
  • dire addio ai prodotti usa e getta come lamette, accendini e salviette umidificate
  • scegliere arredi da giardino e/ interni in legno

Questi sono solo alcuni dei nostri consigli per limitare i danni al nostro pianeta.

 

In Sandei ci occupiamo di green economy e lavoriamo da tre generazioni per lo smaltimento del legname e operiamo al fianco delle imprese come intermediari per la gestione di tutti gli altri tipi di rifiuto.

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